Luigi Boille, un pittore fantastico

Luigi Boille

Di origine italo-ungarica, Luigi Boille nasce a Pordenone e trascorre la prima infanzia in Veneto. Si trasferisce poi con la madre a Roma. Si diploma all’Accademia di Belle Arti nel 1949 e si laurea in Architettura nel 1950. Poco dopo si trasferisce a Parigi, dove lavora occasionalmente come architetto. Dal 1953 si dedica esclusivamente alla pittura, avvicinandosi ai movimenti d’avanguardia dell’arte informale e dell’astrazione lirica.

luigi boille pittore

Nel 1954 partecipa alla sua prima mostra collettiva di rilievo, intitolata Jeune Peinture, nella storica galleria di Paul Facchetti, a Parigi. L’anno successivo, nel 1955, tiene la sua prima mostra personale alla galleria Lucien Durand, e un suo quadro viene acquistato dal Museo d’Arte Moderna di Parigi. In questa fase la sua pittura è caratterizzata da una materia pittorica spessa, lavorata anche con la fiamma ossidrica. Seguirà poi uno stile più gestuale, che si vuole “animatore di spazio”, come lo descrive il critico Pierre Restany nel 1958, e con colori raffinati, come rilevato da Lionello Venturi.

Si succedono varie mostre collettive in Francia, in Austria e nei Paesi Bassi, e alcune personali a Roma e a Milano con cui riallaccia i rapporti con l’Italia. A Parigi il critico Michel Tapié comincia a seguire il lavoro di Luigi Boille e lo inserisce nell’équipe della galleria Stadler. Partecipa così alle collettive organizzate da Tapié in Giappone con il gruppo Gutai: l’International Contemporary Art Exhibition e l’International Art of a New Era: Informel and Gutai.

Il suo stile pittorico si evolve verso “una sorta di scrittura organica della sensazione, uno strumento originale perfettamente adattato alle esigenze dell’integrazione ritmica”, come scrive Pierre Restany in un testo critico del 1959. Nel 1960 Giulio Carlo Argan lo visita nel suo studio a Parigi e lo include nelle mostre italiane degli anni successivi, come la Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma. Dopo una mostra personale alla galleria Schmela di Düsseldorf nel 1960, realizza un’altra mostra personale alla galleria Stadler a gennaio del 1961, esponendo opere in cui il segno si organizza in “superfici continue”, come osservato successivamente da Argan, e le prime tele definite da Tapié come vicine al “barocco”.

Nel 1964 rappresenta l’Italia insieme a Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani e Lucio Fontana al Guggenheim International Award di New York, su invito di Lawrence Alloway. Prende uno studio anche a Roma e espone nel 1965 alla galleria Pogliani, con testi di Michel Tapié e Cesare Vivaldi, e alla galleria Michaud di Firenze, presentato da Giulio Carlo Argan. Espone alla 33ª Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1966 e per l’occasione la galleria Stadler pubblica un opuscolo con testi del poeta argentino Murilo Mendes e di Cesare Vivaldi. Cinque sue grandi tele esposte alla Biennale di Venezia vengono collocate in collezioni e musei statunitensi (tra cui l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington) dal mercante olandese Jon Streep, con cui stabilisce un contratto di lavoro per gli Stati Uniti, parallelamente a quello con la galleria Stadler per l’Europa. In quegli anni, il suo stile, dal barocco passa al “continuum segnico”, come osservato da Vivaldi, con grandi tele più colorate. Alla fine degli anni sessanta si trasferisce a Roma.